Zadig by Voltaire

Zadig by Voltaire

autore:Voltaire
La lingua: ita
Format: azw3, epub, mobi
pubblicato: 2013-12-25T23:00:00+00:00


Gli appuntamenti

Mentre Zadig era in viaggio a Bassora, i sacerdoti delle stelle avevano deciso la sua punizione. Le pietre preziose e gli altri ornamenti delle giovani vedove mandate al rogo erano considerate di spettanza dei sacerdoti; era dunque la cosa più ovvia che essi facessero bruciare Zadig per il suo tiro mancino. L’accusarono di avere opinioni false su l’armata celeste; testimoniarono contro di lui giurando che lo avevano udito dire come le stelle non si coricassero nel mare. Bestemmia spaventevole che i giudici appresero con raccapriccio. Nell’udire tale empietà si sarebbero senza dubbio squarciate le vesti se Zadig avesse avuto di che risarcirli. Ma nel loro dolore eccessivo si accontentarono di condannarlo al fuoco lento. Setoc, disperato, si valse inutilmente della propria reputazione per salvare l’amico; fu in breve costretto a tacere.

Almona, la vedovella che si era assai riconciliata con la vita e ne era debitrice a Zadig, decise di salvare dal rogo colui che gliene aveva dimostrato l’aberrazione. Coltivò il proposito dentro di sé, senza farne parola con nessuno. Zadig doveva essere giustiziato l’indomani; ella aveva soltanto una notte di tempo per salvarlo. Sentite come vi si accinse, da donna fornita di carità e insieme di accortezza. Si profumò la persona, diede risalto alla propria bellezza con un abbigliamento ricco e grazioso e andò a chiedere un’udienza privata al capo dei sacerdoti delle stelle. Quando fu al cospetto del venerabile vegliardo, si espresse nel modo seguente: - O figlio primogenito dell’Orsa Maggiore, fratello del Toro, cugino del Gran Cane (tali erano i titoli di quel pontefice) sono venuta per confidarvi i miei scrupoli. Temo davvero d’essere caduta in enorme peccato col rifiutarmi di bruciare sulla pira del mio caro marito. In fin dei conti che cosa avevo io da serbare? Una carne caduca, e ormai completamente appassita -. Mentre così parlava mostrò fuor delle grandi maniche di seta le sue braccia nude, ammirevolmente tornite e di bianchezza incantevole. - Vedete, - disse, - che misero valore -. Al cuore del pontefice sembrò che il valore fosse assai grande. Gli occhi lo confessarono, la bocca lo confermò: egli giurò di non aver mai veduto braccia più belle. - Ahimè, - disse la vedovella, - forse le braccia sono un po’ meno brutte dell’altre parti, ma ammettete anche voi che la mia scollatura non sarebbe degna di riguardi -. E lasciò in mostra il petto più bello di quanti la natura avesse formati. In suo confronto un bottone di rosa sopra un rotondo avorio sarebbe sembrato una punta rossiccia su un legno di bosso, e gli agnelli appena usciti dall’acqua sarebbero parsi giallastri. La scollatura e quei grandi occhi neri che brillavano dolcemente languidi con fuoco soave, quelle guance ravvivate da un bel colore porporino sopra un latteo e puro candore, quel naso - che certamente non era come la torre del monte Libano - quelle labbra, simili a margini di coralli racchiudenti le più brillanti perle del mare d’Arabia: tutto l’insieme di quelle bellezze, fece credere al vegliardo d’essere sui vent’anni.



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